Il caso particolare della Valtellina in Australia nel nuovo contesto emigratorio di metà Ottocento: retaggio, cause e motivazioni di un’eredità che dura ancora oggi.
Le migrazioni stagionali nei territori settentrionali d’Italia, e in particolare nelle zone agricole, erano ormai pratica comune da molto tempo quando l’epoca delle migrazioni internazionali di massa si affacciò a metà del 1800. I braccianti agricoli, nel periodo che andava da autunno inoltrato a primavera, erano costretti a migrazioni temporanee quando, per via della stagione, il lavoro nei campi scarseggiava.
Nella provincia di Sondrio, in particolare, le migrazioni stagionali verso il Canton Ticino o il Canton Grigioni erano impresse quali forme naturali e complementari del lavoro nei campi. In quest’ottica, le grandi migrazioni che a partire dall’Ottocento videro un aumento sempre più sostanzioso di emigrazioni internazionali verso Americhe, Africa e Australia si configurano come un’estensione naturale di quelle stagionali già ampiamente scavate nel tessuto sociale locale.
Quasi due terzi degli immigrati italiani giunti in Australia prima del 1900 venivano dalla provincia di Sondrio e quasi la metà del totale dalla sola Valtellina
E se le Americhe erano, in Italia come nella provincia di Sondrio in generale, mete ben più popolari rispetto all’Australia, curioso è, invece, il caso della Valtellina, che tra Otto e Novecento si consolidò nella sua spiccata preferenza verso l’area Oceanica. Infatti, quasi due terzi degli immigrati italiani giunti in Australia prima del 1900 venivano dalla provincia di Sondrio e quasi la metà del totale dalla sola Valtellina[1], un dato importante che non va sottovalutato. Ma quali furono le cause di questa emigrazione di massa? La Valtellina si presentava, all’epoca, come caratterizzata da una vasta povertà rurale.
La sua economia era agricola e basata sulla monocoltura della vite, e già in diverse inchieste dell’epoca la zona veniva classificata come una delle più povere della provincia[2]. Durante l’Ottocento, il progressivo sviluppo del capitalismo industriale e agricolo portò le comunità rurali ad avere difficoltà ad adattarsi al nuovo sistema economico. In questo contesto, gli agenti per l’emigrazione e le agenzie di navigazione di Francia, Svizzera e Germania fecero la loro parte nel suggerire le nuove mete in un mondo che si stava ormai affacciando alla prossima era di globalizzazione.
Inoltre, la crisi agricola causata negli anni Cinquanta da una crittogama dannosa alla vite, aveva messo in ginocchio l’economia nella valle, stimolando, come sempre durante le crisi, una massiccia propensione all’emigrazione. Ma questo non spiega perché la scelta dell’Australia rispetto ad altre mete più note. La verità è che non vi è una motivazione unica, è stato infatti dimostrato che l’emigrante segue fili invisibili tracciati da amici, parenti e paesani che prima di lui hanno tentato quella strada. Ecco allora che la Valtellina sembra aver intrapreso questa direzione inizialmente per cause esterne, che poi tuttavia sono state portate avanti da questo filo conduttore ereditario che stringeva gli abitanti della comunità valtellinese fra di loro.
Tra le cause iniziali della scelta dell’Australia possiamo sicuramente citare la scoperta dell’oro (avvenuta dapprima nel 1851 nel Vittoria e poi nel Nuovo Galles del Sud e in Nuova Zelanda), che scatenò una vera e propria “febbre dell’oro” per tutti gli anni Cinquanta dell’ottocento, in concomitanza, dunque, proprio con la crisi agricola dovuta alla crittogama a cui abbiamo precedentemente accennato. La scoperta dell’oro in Australia rappresentò una manna dal cielo per le varie agenzie di emigrazione che insistettero sulla propaganda in quella direzione.
A partire da quel periodo, dunque, i valtellinesi crearono una catena familiare che, nei successivi cento anni li portò ad essere una delle comunità italiane più importanti in Australia. E se prima degli anni Ottanta del XIX secolo erano arrivati in Australia solo qualche centinaio di Valtellinesi, negli ultimi due decenni ci fu una vera e propria esplosione con quasi duemila nuovi arrivi, attirati dalle informazioni che ricevevano, appunto, da amici e parenti già emigrati. Inizialmente le mete erano le regioni aurifere del Vittoria, del Nuovo Galles del Sud e della Nuova Zelanda, ma successivamente, con l’esaurirsi dei filoni auriferi superficiali, le catene migratorie si spostarono verso il Queensland e l’Australia Occidentale.
Bibliografia
TEMPLETON J., Dalle montagne al Bush: L’emigrazione valtellinese in Australia (1860-1960) nelle lettere degli emigranti, Museo Etnografico Tiranese, 2005.
JONES F. LANCASTER, “The Territorial Composition of Italian Emigration to Australia 1876-1962”, in International Immigration, Vol.2, 1964.
BESTA B., “La classe agricola nella provincia di Sondrio”, in Atti della Giunta per l’Inchiesta Agraria sulle condizioni della classe agricola, Roma 1877-’83. Vol. VI, Tomo 1, Fasc.II (1882).
[1] Jones, F. Lancaster, “The Territorial Composition of Italian Emigration to Australia 1876-1962”, in International Immigration, Vol.2, 1964, pp.250-255.
[2] Besta B., “La classe agricola nella provincia di Sondrio” in Atti della Giunta per l’Inchiesta Agraria sulle condizioni della classe agricola, Roma 1877-’83. Vol. VI, Tomo 1, Fasc.II (1882).