La seconda parte del viaggio di due fratelli verso il nuovo mondo, raccontata attraverso le parole di un nipote che ne ha ricostruito le tappe.
di Manuel Viviani
Il mio bisnonno non l’ho mai conosciuto, è morto prima che io nascessi. Anzi, a dire il vero, non ne ho mai nemmeno sentito parlare fino a quando non l’ho visto in fotografia.Il suo destino ce l’aveva scritto nel nome fin dalla nascita: nato l’11 agosto 1890 era stato battezzato con il nome di Viviani Lorenzo Amerigo. A ben vedere non c’era nulla di strano quindi, che una mattina di marzo del 1913 si sia svegliato e abbia deciso di partire per andare a cercare fortuna in America…
Mentre Lorenzo iniziava la sua avventura in America, in Europa scoppiava la Prima guerra mondiale: una guerra crudele che arrivava ovunque, anche in cielo, sulle vette delle montagne più alte. Si combatteva oltre i 3.000 metri, chiusi dentro trincee di ghiaccio e neve, a temperature così basse che faceva più vittime il freddo dei proiettili. Gli austriaci da una parte, gli Alleati dall’altra.
I cannoni si sentivano tuonare in tutta la Valtellina, lo Stelvio era al centro del fronte, il Monte delle Scale era diventato una roccaforte dove perfino il Re d’Italia venne a visitare il fortino. Tutti i giovani fecero la loro parte nel conflitto, compreso Arcangelo, il fratello di Lorenzo. Fra un sogno americano e l’altro, pensando al fratello, marciava sui sentieri a portare rifornimenti e materiale militare, arrivando fino in Anatolia.
Passarono gli anni, Lorenzo in America si spostava qua e là a seconda della disponibilità di un lavoro piuttosto che di un altro. Dal 1916 si trasferisce a Sault Sainte Marie, una cittadina tranquilla abbreviata anche con il nomignolo Soo: era una città in via di sviluppo al confine tra Stati Uniti e Canada. In realtà la città è divisa da un fiume, da una parte è Sault Sainte Marie, Michigan, dall’altra Sault Sainte Marie, Ontario. C’era un bel cinema poco lontano dalla casa di Lorenzo, anche se non c’era mai stato.
C’erano molti italiani che lavoravano qui: chi al porto, chi nell’edilizia, chi nelle fabbriche, chi nelle miniere. Lorenzo aveva trovato casa in un quartiere dove abitavano quasi solo italiani. Una piccola Italia nel cuore del continente americano. Ma c’erano anche francesi, scozzesi, austriaci, russi… Il mondo intero emigrava lì, soprattutto da quando era scoppiata la guerra in Europa.
Sicuramente mentre era lì pensava spesso a casa, tra le lettere che arrivavano e i giornali americani che non parlavano altro che della guerra, ma ricordava soprattutto una promessa fatta a suo fratello: aiutarlo ad arrivare in America
Chissà quante volte a Lorenzo sarà mancata la Valtellina in quegli anni. Quante volte avrà guardato in cielo per cercare le sue amate montagne. Sicuramente mentre era lì pensava spesso a casa, tra le lettere che arrivavano e i giornali americani che non parlavano altro che della guerra, ma ricordava soprattutto una promessa fatta a suo fratello: aiutarlo ad arrivare in America.
Aveva ormai messo da parte abbastanza soldi, anche se quasi tutti li aveva mandati a casa, però la guerra aveva complicato le cose e non era facile emigrare. Tuttavia nel 1917 anche gli Stati Uniti d’America entrarono in guerra. Gli scontri proseguirono fino al giorno del 1918 in cui i giornali dettero la notizia della fine delle ostilità. Quando lesse la notizia, il primo pensiero di Lorenzo andò a casa: chissà se stanno tutti bene? Subito dopo si rese conto che non vi erano più ostacoli, e quindi chissà, forse era venuto finalmente il momento di mantenere quella promessa.
Mi piace immaginare che quell’incontro sia iniziato con la nave che attraccava al molo e i passeggeri che cominciavano a scendere. Lorenzo cercò di guardare sopra quella moltitudine di teste che si riversa a terra, fra persone che si abbracciano, si salutano, si spingono. Lo sguardo serpeggiava con trepidazione cercandolo tra la folla… ed eccolo! Arcangelo l’aveva già visto e gli stava venendo incontro con passo tranquillo, dissimulando l’eccitazione e la gioia che in realtà lo pervadevano. Il viaggio lo aveva emozionato moltissimo, ma anche scosso parecchio: così tante novità!. Adesso in Canada cominciava una nuova vita…
Facendo ancora una volta un salto nel tempo troviamo Lorenzo e Arcangelo che abitano insieme al 445 di Albert Street West, nel distretto 4 della municipalità di Sault Sainte Marie, Algoma, Ontario: la casa è vicino al porto, alle spalle della stazione ferroviaria. Entrambi lavoravano come carpentieri per la stessa ditta edile. Era un buon lavoro con una discreta paga.
Dall’Italia però arrivarono notizie non tanto buone: uno zio stava male e dopo averne discusso per diversi giorni Lorenzo decise di tornare a casa per prendersene cura. In fondo la famiglia un po’ gli mancava: dieci anni sono lunghi anche così, figuriamoci poi se passano a migliaia di chilometri di distanza. E poi è solo per una stagione, intendeva tornare… forse. Arcangelo le prova tutte per convincerlo a restare, ma non c’è verso; prima che parta chiede un ultimo favore al fratello: una sua foto ricordo!

Partire non è mai facile e ancora meno è salutare chi parte. I due fratelli si guardarono in un silenzio carico di significati. In qualche modo i due capirono che non si sarebbero più rivisti. È un addio non detto, ma comunque un addio. Lorenzo si allontanò dal molo, salì sulla nave e non si voltò più indietro.
Mi piace pensare che sia andata così. Non lo sappiamo con certezza, probabilmente non lo sapremo mai, però come altro si potrebbero salutare due fratelli destinati a non vedersi più?
È il 12 giugno 1923. I due novelli sposi si lasciano fotografare in uno studio fotografico di Madison, Wisconsin. Arcangelo guarda fisso nella macchina fotografica. È strano, eppure persino in un giorno così importante continua a pensare al fratello Lorenzo. Tutto ciò che gli è rimasto di lui è una fotografia scattata qualche giorno prima della partenza: vestito di tutto punto, come per una cerimonia importante, in posa come un gran signore, con un fiore in una mano e il braccio appoggiato con noncuranza ad un elegante tavolino di legno scuro. Una foto bellissima, che Arcangelo conserva in un cassetto.
È il 19 Febbraio 1925. Lorenzo sorride a Ernesta prima di baciarla sull’altare della chiesa di Santa Maria Nascente. Isolaccia è in festa per loro. Ogni tanto sogna ancora l’America. E pensa a quel fratello lontano, a cui aveva promesso di tornare. Ma questa volta è una promessa che sa di non poter mantenere…
Anni Duemila. Parlo con mio nonno, mi piace ascoltarlo raccontare: è una miniera di ricordi! Da chissà dove tira fuori un mazzetto di fotografie ingiallite. Una di quelle foto ritrae un uomo in posa, con uno sguardo magnetico, da cui mi sento immediatamente attratto. Così faccio la cosa più logica da fare: chiedo.
Da quel giorno comincia un lungo lavoro (ancora non immaginavo quanto!) per scoprire le radici della mia famiglia e per dare un volto ed una voce a quelle persone lontane un secolo che continuano a vivere in noi. Il 16 giugno 2015, dopo aver messo su Facebook qualche foto e la storia di Lorenzo Amerigo e del fratello Angelo, accendo il computer e noto alcune fotografie in bianco e nero che mi sembrano familiari sul profilo di una ragazza americana. Le avevo chiesto l’amicizia spinto dal fatto che avesse il mio stesso cognome. Guardando attentamente quelle foto finalmente capisco: sono Lorenzo e Arcangelo, i nostri bisnonni, finalmente ritrovati dopo quasi un secolo.

Fonti
Archivio di stato di Sondrio
ancestry.com